Articolo del 29/02/2024
Osteoporosi: esiste una terapia?
L’osteoporosi, è la malattia che rende le ossa fragili, si manifesta quando il tessuto osseo nuovo non è sufficiente a sostituire quello vecchio. Questa condizione è caratterizzata da una perdita di massa ossea che è responsabile di una minore resistenza dell’osso a traumi anche banali. E’ per tale motivo che questo tipo di frattura è oggi definita come frattura da fragilità e si verifica soprattutto a carico delle vertebre, e del collo del femore. Una diminuzione della resistenza dell’osso al trauma è fisiologica con l’avanzare dell’età ma può divenire francamente patologica e severa in presenza di fattori favorenti quali Il fumo, l’alcol e la sedentarietà che possono aumentare il rischio di lesioni. Anche malattie metaboliche o stati patologici concomitanti possono aumentare il rischio di insorgenza di osteoporosi severa e quindi aumentare il rischio di fratture da fragilità.
In Italia l’Osteoporosi colpisce circa l’80% delle persone, la cui maggior parte sono donne over 60. Nel mondo dopo i 50 anni una donna su 3 e un uomo su 5 subiscono fratture causate dall’osteoporosi.
Approfondiamo l’argomento con il Prof Tamburrelli, ortopedico- chirurgo vertebrale in Ars Medica.
Ma cos’è esattamente l’Osteoporosi?
L’osteoporosi è una condizione si verifica lentamente nel tempo essendo il metabolismo del tessuto scheletrico estremamente lento. A lunghe fasi di riassorbimento osseo ad opera degli osteoclasti (cellule che riassorbono l’osso) seguono altrettanto lunghe fasi di neoformazione ossea ad opera degli osteoblasti (cellule che producono osso) in un continuo alternarsi, tanto che nell’arco della vita ognuno di noi sostituisce in continuazione il proprio tessuto scheletrico.
Quando l’equilibrio tra distruzione e ricostruzione si sposta a favore della fase di riassorbimento piuttosto che della fase di ricostruzione, è allora, che si verifica una perdita di massa ossea anche detta densità ossea. Ad eccezione di situazioni concomitanti che possono rappresentare un fattore accelerante il decadimento osseo, la riduzione di massa ossea può essere un fenomeno fisiologico se rapportato all’età del soggetto.
Generalmente si dice che si tratti di una patologia solo femminile? Si può ritenere vera questa affermazione?
Fino a non molto tempo fa, si riteneva che l’osteoporosi colpisse prevalentemente, se non quasi esclusivamente, il sesso femminile. Studi epidemiologici più recenti hanno portato a confutare questa affermazione. Ciò che è diverso è la stratificazione del rischio per età ed è dovuto primariamente alle caratteristiche endocrino-metaboliche differenti dei due sessi tanto che nel grande anziano l’incidenza dell’osteoporosi tende ad equipararsi nei due sessi.
Quindi l’attenzione per questa condizione deve essere uguale per entrambe i sessi. Ciò che abbiamo imparato ormai incontrovertibilmente è un concetto che però è poco noto nella popolazione interessata. Tutti oggi sanno e parlano più o meno a ragione dell’osteoporosi ma la maggior parte delle persone ignora che l’osteoporosi è una condizione anatomopatologica del tessuto osseo del tutto asintomatica ma è la causa principale delle fratture da fragilità. Fino a quel momento e cioè dell’evento fratturativo, molti non sanno o non immaginavano di avere un osso “più fragile”.
L’osteoporosi e il rischio di frattura si possono prevenire?
Certamente si.
Qual è il ruolo principale della medicina? Esiste una corretta terapia?
Il primo in assoluto è ridurre percentualmente parlando l’incidenza di fratture nel paziente anziano che sono oggi riconosciute come una delle cause di decesso a breve o medio termine come nel caso delle fratture del collo femore. Ma non può essere dimenticato la necessità di diagnosticare molto precocemente una condizione latente di osteoporosi
Come abbiamo detto, l’osteoporosi è una malattia del tutto asintomatica per anni e che può dare, come primo segno, una frattura vertebrale o non vertebrale. Con particolare riferimento alle fratture vertebrali si può sicuramente affermare che in moltissimi casi sono effettivamente il primo episodio in ordine temporale ad accadere. Spesso si osservano persone che si recano in pronto soccorso lamentando un dolore acuto al rachide per traumi decisamente minori e a cui non viene riservato l’importante valore di sospetto clinico di osteoporosi occulta. La radiografia può essere negativa al primo episodio o di difficile interpretazione e, a una prima frattura possono farne seguito delle altre in assenza di adeguato trattamento.
Se si paragona l’incidenza delle fratture da fragilità a livello vertebrale con quelle del collo del femore, si può osservare come le fratture da fragilità delle vertebre si verificano molto più precocemente rispetto a quelle del collo femore talvolta anche di una decade. Ne deriva che la diagnosi di frattura da fragilità vertebrale può consentire una prevenzione molto più efficace proprio nei confronti di una possibile frattura successiva del collo del femore.
Non va dimenticato che nei due terzi circa dei casi, queste fatture sono asintomatiche e vengono diagnosticate incidentalmente attraverso radiografie eseguite per altri motivi.
In Ars Medica è possibile diagnosticare precocemente l’osteoporosi?
L’approccio clinico del paziente affetto da o con sospetto clinico di osteoporosi non può prescindere da una valutazione clinica completa, anche multidisciplinare, che comprenda la raccolta di un’anamnesi accurata e l’esecuzione di un attento esame obiettivo, al fine di escludere altre cause di fragilità scheletrica. Un protocollo di screening modulare, adattato cioè all’età e sesso del paziente deve essere messo in atto mediante valutazioni ematochimiche e strumentali quali la valutazione della BMD (MOC), esami radiografici di primo livello e, a seconda dei casi, di secondo livello quali Tac o risonanza magnetica.
La modularità dell’approccio deve consentire di intercettare non solo i casi conclamati ma soprattutto quelle situazioni di rischio che insorgono in un’epoca della vita in cui biologicamente si entra nella senilità ma con prestazioni fisiche assolutamente normali. Ci si riferisce in particolare ai casi ad esordio postmenopausale nel sesso femminile così come particolare attenzione deve essere riservate alla popolazione, soprattutto femminile, nella sesta decade di vita.
Come cercare di prevenire le fratture causate dall’osteoporosi?
Stile di vita, correzione dei fattori di rischio, alimentazione, riconoscimento e correzione di patologie concomitanti e, laddove indicato, terapie specifiche. Assai spesso, uno dei fattori influenzanti la qualità di vita è rappresentato da patologie articolari. Un’artrosi di ginocchio o di anca porta a sedentarietà, a deambulazione limitata e non corretta con inevitabile riduzione del tono e del trofismo muscolare degli arti inferiori. La sarcopenia è infatti un importante fattore di rischio di cadute. Correggere chirurgicamente una condizione di artrosi, migliorare il trofismo muscolare può essere decisamente fondamentale per la qualità di vita del paziente. Non indugiare a consigliare una protesizazione dell’anca o del ginocchio laddove indicato.
L’alimentazione è un altro aspetto molto importante. Spesso il soggetto anziano mangia carboidrati più facilmente digeribili a discapito di un corretto apporto proteico. Utile in questi casi un supporto dietetico personalizzato.
Quali sono i consigli per mantenere le ossa in salute?
Sembra banale dirlo ma il consiglio più importante è quello di raccomandare l’esercizio fisico e a qualunque età ovviamente con le limitazioni da caso a caso. É noto infatti che il metabolismo del tessuto scheletrico risente delle forze agenti su di esso. Per le ossa portati, il carico gravitazionale nella posizione ortostatica e la deambulazione, sono in grado di favorirne il trofismo così come l’attività fisica manuale mantiene il trofismo degli arti superiori. Se si paragona una radiografia di un polso tenuto in gesso per un mese rispetto al controllato, si osserverà una evidente situazione di atrofia da “non uso” in quello immobilizzato
La terapia più efficace per l’osteoporosi?
Non si può stabilire a priori quale sia la terapia più efficace per l’osteoporosi poiché dipende dal tipo di osteoporosi, dalla sua gravità, dall’età del paziente e da altri fattori che di volta in volta possono orientarne la scelta.
E’ comunque opportuno sapere che sono ormai molte le possibilità terapeutiche orientate sia verso un mantenimento del patrimonio osseo sia verso interventi più energici con farmaci più o meno potenti che sono in grado di agire direttamente sul metabolismo del tessuto osseo sia in senso anti riassorbitivo quanto anabolico