Articolo del 11/04/2023
Il morbo di Parkinson (MP), è una malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che compromette in maniera graduale e progressiva il movimento e determina una serie di sintomi non-motori.
Il morbo fu descritto per la prima volta da James Parkinson nel 1817, ed è una condizione neurologica che si manifesta con il calo della produzione di dopamina nel cervello, a causa della degenerazione di neuroni in un’area chiamata “sostanza nera”
Una diagnosi precoce, possibile solo grazie ad un approccio interdisciplinare, è fondamentale per intervenire tempestivamente con le opportune strategie terapeutiche al fine di migliorare la prognosi e qualità di vita del paziente.
Approfondiamo l’argomento con la Prof.ssa Ada Francia, coordinatrice della Neurologia in Ars Medica.
Come si manifesta il morbo di Parkinson?
“La caratteristica clinica distintiva del morbo di Parkinson è il rallentamento motorio associato alla presenza di rigidità muscolare e/o al tremore a riposo. Con l’avanzare della malattia, si verificano spesso alterazioni della marcia e dell’equilibrio che espongono il paziente ad un elevato rischio di cadute. Ai sintomi motori si accompagnano poi problematiche come: disturbi del sonno e della sfera emotiva, disordini gastroenterici ed urinari, deterioramento cognitivo e disautonomia. Tutte queste problematiche rendono il morbo di Parkinson una patologia complessa che richiede un’assistenza a 360 gradi”.
Quali sono le cause del morbo di Parkinson?
“Le cause del morbo di Parkinson non sono, ancora ad oggi, del tutto note, in particolare, nel corso degli ultimi anni, è stato dimostrato che l’alterato avvolgimento di una proteina normalmente presente nel nostro cervello, chiamata alfa-sinucleina, può causare la formazione di accumuli tossici che portano alla morte delle cellule nervose.
La mancanza di dopamina, neurotrasmettitore determina gran parte delle manifestazioni cliniche della malattia, poiché i neuroni responsabili della produzione di questa sostanza risentono maggiormente di questi processi degenerativi.
Si può prevenire il morbo di Parkinson?
“Per il momento non esistono sostanze o farmaci in grado di prevenire il morbo di Parkinson. Tuttavia, molti studi epidemiologici hanno individuato diversi fattori di rischio ambientali che potrebbero contribuire all’insorgenza della malattia: traumi cranici ricorrenti, l’esposizione ad alcuni pesticidi, idrocarburi e prodotti chimici industriali. Invece il consumo di caffeina, l’introito di flavanoidi e l’attività fisica sono fattori protettivi in grado di ridurre il rischio di insorgenza del morbo di Parkinson. Uno stile di vita attiva e un regime alimentare sano rappresentano importanti strumenti di prevenzione di cui tenere conto, non solo per quanto riguarda il morbo di Parkinson ma anche per altre patologie neurodegenerative. Molti alimenti, tra cui verdure, frutta e cereali integrali, contengono polifenoli, che sono potenti attivatori dei geni umani coinvolti nella sintesi di enzimi antiossidanti, nella modulazione dei percorsi antinfiammatori e nell’accensione dei geni anti-invecchiamento, con un effetto neuroprotettivo, data la stretta relazione intestino-cervello”, spiega la Professoressa Francia.
Come si esegue la diagnosi del morbo di Parkinson?
“La diagnosi di malattia di Parkinson inizia da un’accurata raccolta anamnestica e dalla valutazione clinica dei segni motori. Anche se, non sempre questi strumenti sono sufficienti per il corretto inquadramento del paziente e, in particolare, per la diagnosi differenziale della malattia. Ci sono infatti alcune patologie, chiamate parkinsonismi atipici, che possono essere clinicamente molto simili al morbo di Parkinson, ma presentano una prognosi e una risposta alle terapie molto diverse da questo. Per questo è necessario eseguire specifici approfondimenti di tipo strumentale: come ad esempio: la Risonanza magnetica nucleare ad alto campo, che può aiutare l’iter diagnostico ad indagare sulla struttura e funzione del cervello”.
Come si può curare il morbo di Parkinson?
“L’approccio terapeutico al paziente affetto dal morbo di Parkinson non è univoco e dipende strettamente dalle caratteristiche individuali del soggetto. Il trattamento deve essere personalizzato. La terapia cardine è rappresentata da farmaci di tipo dopaminergico che sono somministrati per via orale più volte al giorno e che, in stadio iniziale del morbo, garantiscono un ottimo controllo della sintomatologia clinica. Le fasi avanzate della malattia, invece, sono spesso caratterizzate dalla comparsa di complicanze motorie, come movimenti involontari e fluttuazioni motorie, la cui gestione richiede l’utilizzo di trattamenti più complessi. Tra questi esistono soluzioni chirurgiche, come la stimolazione cerebrale profonda, ed approcci infusionali con somministrazione continua di farmaci, come l’apomorfina per via sottocutanea e la L-Dopa/Carbidopa per via intestinale. Importantissima è anche la riabilitazione neuromotoria, che svolge un ruolo fondamentale per preservare ed ottimizzare la funzione motoria durante tutto il corso della malattia”.
In Ars Medica l’approccio è interdisciplinare
“La complessità della malattia ed il coinvolgimento di multipli sistemi corporei rende indispensabile trattare il paziente affetto dal morbo di Parkinson attraverso la collaborazione di multiple figure specialistiche altamente qualificate.
L’ obiettivo del nostro team, è quello di prenderci completo carico del paziente affetto dal morbo in questione, e questo è reso possibile grazie all’esistenza di una rete che permette di trattare in modo adeguato tutti i problemi connessi alla malattia”, conclude la Prof.ssa Francia.